Psicoterapia al Femminile

I cambiamenti sociali e culturali iniziati ai primi del Novecento che hanno portato successivamente alla rivoluzione dei costumi degli anni Sessanta e Settanta, hanno cambiato in maniera significativa l’identità della figura femminile sotto tanti punti di vista.

Dapprima fondata e poggiata sul ruolo della maternità e di angelo del focolare, la figura della donna si è trovata ad esprimersi anche in altri campi, autorealizzandosi nel sociale e nel mondo lavorativo, con una maggiore indipendenza a livello economico e la scelta di poter seguire la propria strada.

Ma mentre per quanto concerne la figura maschile, ci sono stati da sempre modelli di riferimento chiari ed espliciti, per le donne tutt’ora questo non è ancora visibile e la costruzione di questa nuova identità è ancora in corso e non sempre indiscussa e priva di difficoltà.

Il percorso verso l’autostima e quindi l’autorealizzazione, la scelta di seguire i propri bisogni e le proprie aspirazioni personali se non adeguatamente supportate o se non sono state esperite in un contesto familiare nel quale poteva esserci una modalità libera di espressione, possono provocare nel tempo e nella crescita, vissuti di solitudine, di decisioni che non rispecchiano l’identità della donna nella sua interezza e nella sua volontà, provocando frustrazioni, senso di inadeguatezza e di inutilità.

Questa attenzione ad un modello di psicoterapia orientato al femminile non vuole essere, né rappresentare una differenza di “genere”, ma una strada creata in un percorso terapeutico nel quale poter scoprire la natura di un’identità complessa, talvolta costretta a dover scegliere strade dicotomiche, dettate da introietti sociali, familiari, ambientali che non permettono un’espressione quanto più affine a ciò che è realmente il desiderio della donna in quel momento ed in quella fase della sua vita.

 

Il Percorso Terapeutico

Questo può comportare nella costruzione della sua identità la volontà di essere accompagnata in un percorso più specifico che possa aiutare la donna a superare un momento di difficoltà, ad essere più consapevole delle proprie scelte e poter lavorare sulla propria assertività e posizione nel mondo, in maniera creativa, originale e talvolta imprevedibile.

Queste difficoltà possono presentarsi nell’affrontare la gravidanza e tutto ciò che ruota intorno ad essa, la depressione post partum, o essere accompagnata nel passaggio alla menopausa, ma anche per avere sostegno, vicinanza e supporto terapeutico in situazioni dove si sono avuti vissuti ed episodi di violenza o sopraffazione fisica, emotiva o psicologica, nei quali la donna può trovarsi sola, non sostenuta con sensi di colpa e di abbandono che possono portare a disagi emotivi e psicologici sempre più profondi.

Miriam Polster parlava delle donne chiamandole metaforicamente le “Figlie di Eva” ed era una forte sostenitrice del sostegno e della conoscenza reciproca fra le donne, facendo riconoscere ad esse il loro “eroismo quotidiano” che parte dalla loro più profonda natura, ma anche dalla concretezza, il qui ed ora della vita comune e vissuta, legato all’esperienza e alla responsabilità delle scelte della propria vita e dell’autoaffermazione, cercando di uscire, in maniera consapevole e rispettosa del proprio sé, dalle trappole di alcuni stereotipi o luoghi comuni, che possono diventare deprimenti e angoscianti, se non rispecchiano ciò che davvero si vuole essere nel mondo e per sé stesse.

Il Percorso Terapeutico

Questo può comportare nella costruzione della sua identità la volontà di essere accompagnata in un percorso più specifico che possa aiutare la donna a superare un momento di difficoltà, ad essere più consapevole delle proprie scelte e poter lavorare sulla propria assertività e posizione nel mondo, in maniera creativa, originale e talvolta imprevedibile.

Queste difficoltà possono presentarsi nell’affrontare la gravidanza e tutto ciò che ruota intorno ad essa, la depressione post partum, o essere accompagnata nel passaggio alla menopausa, ma anche per avere sostegno, vicinanza e supporto terapeutico in situazioni dove si sono avuti vissuti ed episodi di violenza o sopraffazione fisica, emotiva o psicologica, nei quali la donna può trovarsi sola, non sostenuta con sensi di colpa e di abbandono che possono portare a disagi emotivi e psicologici sempre più profondi.

Miriam Polster parlava delle donne chiamandole metaforicamente le “Figlie di Eva” ed era una forte sostenitrice del sostegno e della conoscenza reciproca fra le donne, facendo riconoscere ad esse il loro “eroismo quotidiano” che parte dalla loro più profonda natura, ma anche dalla concretezza, il qui ed ora della vita comune e vissuta, legato all’esperienza e alla responsabilità delle scelte della propria vita e dell’autoaffermazione, cercando di uscire, in maniera consapevole e rispettosa del proprio sé, dalle trappole di alcuni stereotipi o luoghi comuni, che possono diventare deprimenti e angoscianti, se non rispecchiano ciò che davvero si vuole essere nel mondo e per sé stesse.

Psicoterapia al Femminile

I cambiamenti sociali e culturali iniziati ai primi del Novecento che hanno portato successivamente alla rivoluzione dei costumi degli anni Sessanta e Settanta, hanno cambiato in maniera significativa l’identità della figura femminile sotto tanti punti di vista.

Dapprima fondata e poggiata sul ruolo della maternità e di angelo del focolare, la figura della donna si è trovata ad esprimersi anche in altri campi, autorealizzandosi nel sociale e nel mondo lavorativo, con una maggiore indipendenza a livello economico e la scelta di poter seguire la propria strada.

Ma mentre per quanto concerne la figura maschile, ci sono stati da sempre modelli di riferimento chiari ed espliciti, per le donne tutt’ora questo non è ancora visibile e la costruzione di questa nuova identità è ancora in corso e non sempre indiscussa e priva di difficoltà.

Il percorso verso l’autostima e quindi l’autorealizzazione, la scelta di seguire i propri bisogni e le proprie aspirazioni personali se non adeguatamente supportate o se non sono state esperite in un contesto familiare nel quale poteva esserci una modalità libera di espressione, possono provocare nel tempo e nella crescita, vissuti di solitudine, di decisioni che non rispecchiano l’identità della donna nella sua interezza e nella sua volontà, provocando frustrazioni, senso di inadeguatezza e di inutilità.

Questa attenzione ad un modello di psicoterapia orientato al femminile non vuole essere, né rappresentare una differenza di “genere”, ma una strada creata in un percorso terapeutico nel quale poter scoprire la natura di un’identità complessa, talvolta costretta a dover scegliere strade dicotomiche, dettate da introietti sociali, familiari, ambientali che non permettono un’espressione quanto più affine a ciò che è realmente il desiderio della donna in quel momento ed in quella fase della sua vita.

 

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