Pochi giorni fa rileggevo l’Amore Liquido di Bauman per riprendere dei concetti sulla relazione, e mi sono imbattuta di nuovo nel paragrafo scritto da Catherine Jarvie che ha scritto molto su quella che viene chiamata la “relazione tascabile”.
Ma in realtà più che ad una riflessione culturale mi sono venute in mente le chiacchiere intime con le mie amiche, amici, colleghi terapeuti e terapeute alle prese con le consulenze di coppia ….che in questi giorni sembra il ritornello di una canzone già sentita ….su un giradischi rotto aggiungerei ….
Ma andiamo alla Jarvie, la quale afferma che la relazione tascabile di successo è dolce e di breve durata, dolce perchè risiede nella piacevole consapevolezza del fatto che non occorre fare grandi manovre per tenersela e per prolungare lo stato di estasi che la accompagna, in poche parole non fai nulla per poterne godere a pieno ed in tutti i sensi, sopratutto i sensi!!!!
Essa incarna il fatto di essere istantanea ed estremamente smaltibile, un pò come un buon espresso di prima mattina, ma è ovvio che anche lì ci sono delle condizioni per far si che possa funzionare, altrimenti sarebbe troppo facile … eh dai almeno un minimo di fatica vorremmo farla no ???
Ma ora veniamo alle regole come fosse un Fight Club delle relazioni….
Prima regola della relazione tascabile è che tu e soltanto tu hai il controllo della situazione durante tutta la sua breve ed intensa vita, il successo dipende solo da noi.
Seconda regola: bisogna avere piena coscienza e giudizio, l’amore a prima vista è bandito, niente innamoramento, cuore congelato, niente affinità elettive che fanno capolino nel cervello, perchè tanto sono sbagliate e fuorvianti per la piena riuscita. Il respiro deve essere regolare, non avremo quindi nè sussulti, nè immagini da sogno che possono accompagnare il tragitto tra un incontro ed un altro, nè batticuore, nè farfalle nello stomaco, quelle sono volate via da un pezzo, oppure le possiamo ritrovare in qualche collezione che sarà utilizzata come metodo di rimorchio un pò antico.
Che cos’è l’amor cantava Capossela, bene qua possiamo anche fare a meno di chiedercelo, non importa, non è contemplato, ed il desiderio non strugge i nostri pensieri e le nostre emozioni come dei novelli Shakespeare o delle tormentate Jane Austen, troppo rètro, troppo melenso, il desiderio è qualcosa che soddisfa un bisogno, una meta alla quale arrivare senza troppa fatica, senza troppi pensieri. La calcolatrice affettiva deve essere l’unico strumento che possiamo utilizzare, perchè è sottointeso che la convenienza è l’unica cosa che conta, quindi mente lucida, cuore gelido, ma corpo pronto.
Meno si investe nella relazione, meno insicurezze avremo quando ciò terminerà, perchè sai che terminerà, e come nel mercato immobiliare, le fluttuazioni non porteranno nessuno scompenso emotivo perchè tu sei già consapevole che potrai avere se vorrai un’altra casa con un altro giardino ed un altro inquilino.
Ah già c’è pure una terza regola: è necessario mantenere sempre inalterata la relazione tascabile, la convenienza nel giro di poco si può trasformare in uno dei tanti gironi infernali, mai e poi mai abbandonare la razionalità, stare sempre all’erta come gatti nella notte e non abbassare mai la guardia.
Bisogna essere attenti perchè in ogni momento può arrivare una “sottocorrente emotiva” che come una piccola e strisciante serpe si può insinuare, e questo si sa che comunque e purtroppo avviene per la nostra e sciocca natura, siamo umani e forse qualcuno di noi ha ancora in sè il nucleo dell’emotività, ma ciò non deve allarmare, anzi è un campanello d’allarme che ci invita a dire “ok iniziamo a fare le valigie e ad emigrare in altri lidi”.
Tanto ormai ci sono molte scuse per amare la relazione tascabile, ormai viviamo in un’ epoca di ambivalenze e dissociazioni dove basta che sia andata male una relazione per dire “no guarda forse è meglio così”, oppure non mi sento pronto/a, oppure dopo mesi di frequentazione, la classica frase non sento nulla per te, sai è come se il livello emotivo non fosse scattato, che tanti non sanno neanche come si scrive livello emotivo!!!!!!
Ma d’altronde come ha osservato Ralph Waldo Emerson, “quando si pattina sul ghiaccio sottile, la salvezza sta nella velocità. Se la qualità difetta, si cerca redenzione nella quantità”, e mi sembra che in giro ci siano una miriade di pattinatori/pattinatrici che neanche alle Olimpiadi invernali, degli atleti della relazione.
Ma io sono felice come donna di appartenere ancora a quella categoria di persone e ne conosco un bel pò qui tra le mie più care amiche ed amici che crediamo che una Jane Austen esista in ognuno di noi, e che non siamo nati per accontentarci, e come terapeuta della Gestalt, che la relazione, l’affetto e l’amore siano un bene da preservare e non un bene di consumo, e…. che l’impegno, il desiderio, il piacere di corteggiare, il sospirare, l’ubricarsi d’amore, il non dormire di notte, siano non come le dodici fatiche di Ercole, ma come il senso di una vita piena di colori, di vivere in pieno e non di sopravvivere.
E poi …………. questo pallore di emozioni, questa paura di dire, fare, baciare e sussultare per qualcuno, queste scuse per non ammettere che alcuni non hanno paura, ma non hanno semplicemente voglia di mettersi in gioco davvero, non fa che aumentare le incertezze reciproche, la diffidenza e la non condivisione ed allontana purtroppo sempre di più….
L’educazione affettiva, all’amore e alla condivisione non credo debbano essere soltanto degli obbiettivi da raggiungere in terapia e/ o in un percorso di consulenza, ma degli elementi fondanti della vita di ognuno.
“La soddisfazione, nell’amore individuale, non può essere raggiunta senza la capacità di amare il prossimo con umiltà, fede e coraggio: in una cultura in cui queste qualità sono rare, l’acquisizione della capacità di amare è condannata a restare un successo raro“
( Erich Fromm, Art of loving.)